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Biancaneve, nota anche come Biancaneve e i sette nani (titolo tedesco: Schneewittchen und die sieben Zwerge), è una fiaba popolare europea. La versione attualmente conosciuta è quella scritta dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm in una prima edizione nel 1812, pubblicata nella raccolta Fiabe del focolare (Kinder- und Hausmärchen),[1] evidentemente ispirata a molti aspetti del folclore popolare, del quale i due fratelli erano profondi studiosi. La città di Lohr in Bassa Franconia sostiene che Biancaneve sia nata in loco. Esiste un'altra fiaba dei fratelli Grimm in cui la protagonista si chiama Biancaneve: Biancaneve e Rosarossa. Non esiste alcuna correlazione fra le due fiabe, che nell'originale tedesco i nomi delle protagoniste sono leggermente diversi (Schneewittchen in Biancaneve e i sette nani e Schneeweißchen in Biancaneve e Rosarossa). I due nomi hanno lo stesso significato; il primo è scritto secondo i dialetti della Bassa Germania, il secondo quelli dell'Alta Germania. Nel sistema di classificazione delle fiabe di Aarne-Thompson, Biancaneve rappresenta il tipo 709. Nella raccolta di fiabe dei fratelli Grimm, Biancaneve si trova al n. 5. Trama[modifica | modifica wikitesto]Biancaneve nel lettino dei nani. La storia di "Biancaneve e i sette nani" a cui si fa generalmente riferimento è quella raccontata nella settima edizione delle fiabe dei fratelli Grimm del 1857. Tale versione racconta che in una giornata d'inverno una regina mentre è intenta a cucire vicino a una finestra con la cornice in legno di ebano, si punge un dito e, guardando le gocce di sangue cadute sul terreno innevato, esprime il desiderio di avere una figlia con i capelli scuri come l'ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue; dopo qualche tempo la regina e il re hanno una bambina, che possiede proprio le caratteristiche fisiche desiderate dalla madre, alla quale danno il nome Biancaneve. Poco dopo la nascita della fanciulla, la regina muore a seguito delle ferite riportate durante il travaglio. Il re, per assicurare una figura materna alla figlia, decide di risposarsi. La seconda moglie del re è una donna bellissima e molto vanitosa che possiede uno specchio magico al quale chiede in continuazione chi sia la donna più bella del regno, sentendosi continuamente rispondere che è lei. A un certo punto lo specchio le dice che la ormai cresciuta Biancaneve è più bella di lei, allora la regina, arrabbiatissima e invidiosa della figliastra, incarica un cacciatore di portare la ragazza nel bosco, ucciderla e riportarle i polmoni e il fegato come prova della conclusione del suo compito. Il cacciatore tuttavia, impietosito, non ha cuore di svolgere l'incarico, allora decide di lasciare la fanciulla nel bosco e di uccidere al suo posto un cinghiale, portandone poi gli organi alla regina, convinto che Biancaneve verrà comunque sbranata da qualche belva feroce. La regina, dopo aver ricevuto il fegato e i polmoni del cinghiale, li mangia, convinta che siano quelli di Biancaneve. La matrigna davanti allo specchio magico. Illustrazione tedesca di Franz Jüttner, 1905. Biancaneve, dopo aver vagato per un po' nel bosco, si imbatte in una piccola casa, costruita proprio nel cuore della foresta, che poco dopo scoprirà essere abitata da sette nani, che per guadagnarsi da vivere lavorano in una vicina miniera. La casa è vuota e Biancaneve, affamata e stanca, entra, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai nani, prendendone un poco di ogni porzione, e poi si addormenta nell'unico dei sette letti della propria misura. I nani, quando rientrano dal lavoro, dopo un primo attimo di sgomento per l'intrusione, sono felici di ospitare la dolce Biancaneve, che in cambio li accudisce aiutandoli nelle faccende domestiche. La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva scopre che la figliastra è ancora viva e in salute, grazie allo specchio magico che le dice nuovamente che Biancaneve è più bella di lei. Travestitasi da vecchia venditrice, allora, si presenta alla casa dei nani e cerca per due volte di uccidere Biancaneve, prima stringendole una cintura in vita fino a toglierle il respiro e poi facendole passare tra i capelli un pettine avvelenato. In entrambi i casi la giovane sviene, ma viene salvata dall'intervento dei nani, che riescono a farle riprendere i sensi, ammonendola ogni volta di non far entrare nessuno in casa in loro assenza. A questo punto, travestita da vecchia contadina e venditrice di frutta, la regina si avvia per la terza volta verso la casa dei nani con l'obiettivo di far assaggiare a Biancaneve una mela avvelenata per metà: per convincerla ad accettare il frutto taglia la mela in due e assaggia la metà che non era avvelenata. Biancaneve, al primo morso della parte avvelenata, cade in uno stato di morte apparente da cui nessuno degli sforzi compiuti dai nani riesce a risvegliarla. I nani, allora, convinti che sia morta, la pongono in una bara di cristallo e la sistemano sulla cima di una collina in mezzo al bosco. Per molto tempo Biancaneve resta vegliata dai nani, finché un giorno viene notata da un principe che passa di lì a cavallo. Questi, colpito dalla bellezza della fanciulla, vorrebbe portarla nel suo castello per poterla ammirare e onorare per tutti i giorni della sua vita. Dopo molte insistenze, impietositi dai sentimenti del giovane, i nani acconsentono alla sua richiesta. A un certo punto uno dei servitori del principe, arrivati per trasportare la bara al castello, inciampa in una radice sporgente e fa cadere la bara giù per il fianco della collina. Durante la caduta, dalla bocca di Biancaneve esce il boccone di mela avvelenato, quindi la ragazza si risveglia. Biancaneve s'innamora subito del principe e vengono organizzate le nozze, a cui viene invitata anche la Regina cattiva. Questa, che non conosceva il nome della sposa ma era stata avvertita dallo specchio magico che era più bella di lei, rimane impietrita riconoscendo la sua figliastra. Nel frattempo erano state fatte arroventare sulle braci due scarpe di ferro, che la malvagia matrigna di Biancaneve viene costretta a indossare. A causa del dolore procuratole dalle calzature incandescenti, la Regina cattiva è costretta a ballare finché non cade a terra morta[2]. In un'altra versione il finale è diverso: la malvagia matrigna, giunta al castello per il matrimonio, rimane stupita. Riavutasi dalla sorpresa, tenta di fuggire, ma i presenti chiedono al re di punirla: in questo modo la donna, vestita di cenci e dimenticata, vive a lungo in un carcere oscuro, dove solo Biancaneve si reca spesso a darle conforto, poiché i buoni non conoscono l'odio[3]. Varianti della storia[modifica | modifica wikitesto]I fratelli Grimm trascrissero la fiaba di Biancaneve così come era raccontata nella tradizione orale in Germania. Tuttavia dalla prima versione del 1812 alla settima del 1857 i cambiamenti furono consistenti. Quello principale riguarda la figura della madre: nelle fiabe dei Grimm, dove la madre si mostra invidiosa dei propri figli e manifesta degli istinti infanticidi, essa viene fatta morire e sostituita con una matrigna cattiva[4][5]. Altri elementi disturbanti che vengono edulcorati riguardano il desiderio cannibale di mangiare la bambina e il desiderio necrofilo del principe. 1812[modifica | modifica wikitesto]La regina ha avvelenato Biancaneve, di Franz Jüttner (1865-1925). Nella prima redazione del 1812[5], la madre di Biancaneve dopo essersi punta un dito sogna di avere una bambina bianca come la neve, nera come l'ebano, rossa come il sangue. Rimane quindi incinta e partorisce una bambina. La mamma non muore, ma diventa gelosa di sua figlia quando Biancaneve compie sette anni, così chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle polmone e fegato della bambina, per cucinarli con sale e pepe. Biancaneve si rifugia presso i sette nani. La madre si presenta da Biancaneve camuffata da vecchia merciaia, e regala alla figlia un pettine avvelenato. Il tentativo è sventato dai nani che sfilano il pettine dai capelli della bambina. Al secondo tentativo Biancaneve cade nel tranello: mangia la mela avvelenata e giace a terra come morta. Quando i nani la trovano, pensano che sia troppo bella per seppellirla, così la mettono in una bara di cristallo con inciso il nome della bambina in lettere d'argento, e la tengono in casa "per molto, molto, molto tempo". Il principe, passando di lì, si innamora perdutamente del cadavere e lo chiede in dono ai nani: «La chiese allora in dono, ché non poteva più vivere senza averla sotto gli occhi, e disse che l’avrebbe innalzata e onorata come la cosa più cara al mondo. A quel punto i nanetti si impietosirono e gli consegnarono la bara. Il principe la fece trasportare nel suo castello e sistemare nei suoi appartamenti. Stava seduto lì, tutto il giorno a fissarla, senza riuscire a distogliere lo sguardo. E quando doveva uscire e non poteva guardarla era preso da umor nero, e senza la bara accanto non riusciva a mandar giù nemmeno un boccone.» I servitori del principe, stanchi di scarrozzare la bara avanti e indietro, un giorno la aprono e se la prendono con il cadavere, tenendolo per le spalle e scuotendolo. In questo modo Biancaneve sputa il pezzo di mela e ritorna in vita: «Allora accadde che i servi, che dovevano continuamente portare la bara avanti e indietro, cominciarono a irritarsi per la situazione, e, una volta, uno di loro scoperchiò la cassa, e, sollevando Biancaneve, dissero: “Guardate qui, ci tocca questa corvée tutto il giorno, per colpa di una ragazza morta”; e così dicendo, le diedero un colpo di mano sulla schiena, e così, in quel mentre, il terribile pezzo di mela che aveva morso, le fuoriuscì dalla gola, e Biancaneve tornò in vita.» Quando la madre è invitata alle nozze si reca da sua figlia per cercare ancora di ucciderla, ma la aspetta una terribile vendetta: «Erano state preparate per la madre delle scarpe di ferro incandescenti. Fu costretta a indossarle e danzare e danzare, fino ad avere i piedi orribilmente bruciati, e senza poter smettere fino a quando, ballando ballando, fu lei a cadere a terra morta.» 1819[modifica | modifica wikitesto]Il principe trova Biancaneve risvegliata, di Franz Jüttner (1865-1925). In questa versione[6] la regina desidera avere una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come l'ebano. Rimane incinta e partorisce Biancaneve, ma muore durante il parto. Il padre si risposa dopo un anno, con una donna bellissima e invidiosa. Quando Biancaneve compie sette anni, diventa gelosa della sua bellezza e chiede a un cacciatore di ucciderla e di portarle polmoni e fegato - non per mangiarli, ma a prova della sua morte. Il cacciatore uccide un cinghiale e consegna le interiora alla matrigna, che comunque le mangia, credendo che siano di Biancaneve. Quando la matrigna scopre che Biancaneve è ancora viva, si traveste da merciaia e la convince a comprare un nastro per capelli, ma entrando in casa la soffoca legandole il nastro in vita e la lascia a terra come morta. Sono i nani che salvano Biancaneve, tagliando il nastro. La matrigna riprova vendendo un pettine avvelenato, di nuovo Biancaneve si lascia convincere a comprarlo e metterlo nei capelli, morendo di nuovo. I nani la salvano ancora, togliendo il pettine dai capelli. Al terzo tentativo, Biancaneve è ormai messa in guardia, ma la finta merciaia la convince a comprare una mela proponendole di fare a metà - la mela però ha due colori diversi e la matrigna tiene per sé la parte non avvelenata. Così Biancaneve muore per la terza volta. I nani la vegliano per tre giorni, poi la chiudono in una bara di vetro con inciso il suo nome a lettere d'oro, e portano la bara su una montagna. Passa un principe che se ne innamora e chiede la bara in dono ai nani. I suoi servitori la prendono per portarla al castello ma uno di loro inciampa e fa rovesciare la bara, così Biancaneve sputa il pezzo di mela e torna in vita. Il principe le chiede allora di sposarlo. La regina matrigna non ha pace finché non può presentarsi alle nozze della figliastra, ma recandosi al ballo è costretta a indossare un paio di scarpe roventi e a ballare senza fermarsi, finché cade in terra morta. 1857[modifica | modifica wikitesto]Nella settima e ultima versione[7], la madre di Biancaneve dopo essersi punta un dito sogna di avere un bambino (non una bambina) bianco come la neve, nero come l'ebano, rosso come il sangue. Rimane quindi incinta e partorisce una bambina, che chiama Biancaneve[4]. Possibili fonti di ispirazione nella realtà[modifica | modifica wikitesto]Illustrazione di Otto Kubel (1868 – 1951) Come per altre fiabe, ad esempio Barbablù, la storia di Biancaneve potrebbe essere ispirata a fatti realmente accaduti; diversi ricercatori hanno cercato di mettersi sulle tracce della "vera" Biancaneve, la cui storia, tramandata oralmente e arricchita di elementi fiabeschi dalla fantasia popolare, sarebbe poi giunta ai fratelli Grimm[8]. Nel 1986, ad esempio, il ricercatore Karl-Heinz Barthels[8][9][10] rese pubblica la sua tesi secondo la quale Biancaneve sarebbe stata in realtà Maria Sophia Margaretha Catharina von Erthal, nata a Lohr nel 1725 e figlia di un importante magistrato e rappresentante del Principe Elettore tedesco[8][11][12]. La nobile aveva perso la madre in età giovanile e suo padre si era risposato con Claudia Elisabeth von Reichenstein, che aveva usato la sua nuova posizione sociale per favorire i suoi figli di primo letto, a scapito della von Erthal. Questa sarebbe stata addirittura costretta a lasciare il palazzo per vivere nei boschi lì attorno; nella zona, peraltro, erano presenti molte miniere, nelle quali, data la ristrettezza dei cunicoli, lavoravano persone di statura molto bassa o addirittura bambini: da questo elemento sarebbero derivati i sette nani. La ragazza morì di vaiolo pochi anni dopo; probabilmente l'avversione dei suoi concittadini per la matrigna inasprì la figura di quest'ultima a vantaggio di Maria Sophia, dipinta come una martire; la sua storia venne tramandata oralmente in forme simili a quella poi raccolta dai Grimm, che attualmente conosciamo. Il castello dei von Erthal è tuttora un'attrazione turistica, e ai visitatori viene mostrato il cosiddetto "specchio parlante", che il padre di Maria Sophia avrebbe regalato alla matrigna: si tratta di un giocattolo acustico in voga nel '700[senza fonte] , in grado di registrare e riprodurre le frasi pronunciate da chi si specchiava. Esso sarebbe alla base dello Specchio Magico della matrigna. Un'altra teoria[13], pubblicata dallo storico Eckhard Sander nel 1994, vedrebbe invece la Biancaneve originale in Margaretha von Waldeck, nata a Bruxelles nel 1533: la ragazza sarebbe stata l'amore giovanile di Filippo II di Spagna, ma fu tolta di mezzo a ventuno anni dalla polizia segreta del re, che vedeva nella loro unione un possibile impedimento ai matrimoni combinati delle case regnanti. Margaretha fu uccisa con del veleno. Anche in questo caso sembrano esserci numerose corrispondenze tra fiaba e realtà: a parte la vicenda della donna (anche lei orfana di madre in giovane età e affidata a una matrigna), suo padre, il conte Filippo IV di Waldeck, gestiva nella zona di Bruxelles diverse miniere, dando vita alla figura dei nani come nella teoria di Barthels. A questi elementi si aggiungerebbe anche la figura dello Stregone dei Meli, una sorta di "Uomo Nero" del folklore locale, la cui presenza viene utilizzata per suggestionare i bambini e spingerli a non rubare dai frutteti altrui: lo Stregone sarebbe infatti in grado di avvelenare le mele per causare nei bambini-ladruncoli lancinanti dolori di gola e di stomaco. La sovrapposizione delle credenze locali con la storia di Margaretha avrebbe dato vita alla storia di Biancaneve. Secondo una tesi minoritaria, sostenuta dal professore trevigiano Giuliano Palmieri[14], la fiaba di Biancaneve potrebbe essere originaria delle dolomiti della Provincia di Belluno, e provenire dalle valli del Cordevole. L'ipotesi di una derivazione italiana della fiaba di Biancaneve avanzata dal Prof. Palmieri ha suscitato clamore anche presso la stampa estera, al punto che il giornale Independent vi dedicò un articolo[15]. Tuttavia queste teorie sono spesso state confutate e considerate poco plausibli da diversi storici e folcloristi.[16][17] La versione Disney[modifica | modifica wikitesto]Biancaneve nel film Disney. Tra le più celebri versioni della fiaba, vi è l'omonimo film d'animazione prodotto dalla Disney e distribuito dalla RKO Radio Pictures, fu il primo lungometraggio animato dell'azienda, uscito nel 1937. Elemento originale della versione Disney fu la caratterizzazione dei personaggi e in particolare dei sette nani, a ognuno dei quali fu dato un nome e dei tratti caratteriali distintivi (nella traduzione italiana: Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo). Biancaneve e i sette nani - Sinfonie allegre Mondadori 1948. Biancaneve è figlia di una nobile famiglia, ma quando lei è ancora infante la dolce madre muore e il padre si risposa con una donna crudele di nome Grimilde. Ella diviene regina e rimane presto vedova costringendo la figliastra, la principessa, a lavorare per lei come una schiava nel suo castello. Biancaneve sopporta i soprusi della donna, la quale si stupisce come faccia la fanciulla ad avere sempre la speranza e il sorriso sul volto. Biancaneve crescendo diventa sempre più bella con un animo nobile e sogna che un giorno il principe dei suoi sogni, che incontra nella realtà una sola volta attirato e ammaliato dal suo canto d'amore, la porti via per vivere per sempre felici. La matrigna, tremendamente invidiosa dell'aspetto e delle virtù della sua rivale, interroga lo specchio magico nelle sue stanze, chiedendogli chi fosse nel reame la più bella. Un giorno lo specchio risponde che Biancaneve era diventata la più bella. Sconvolta dalla notizia, Grimilde incarica un cacciatore di uccidere Biancaneve e riportarne il cuore come prova della sua morte, così da ritornare a essere la più bella del reame. Il cacciatore conduce l'innocente principessa nel bosco ma, intenerito dalla gentilezza e affascinato dalla bellezza della principessa, non se la sente di toglierle la vita. La spinge a fuggire nel bosco e porta alla regina un cuore di un cinghiale. Nel frattempo la bella fanciulla, terrorizzata dall'accaduto e dalle intenzioni ormai svelate della perfida regina, corre lontano nella foresta e scopre una casetta dove potersi rifugiare: l'abitazione dei sette nani. I nanetti buoni e gentili la proteggeranno, tenendola nascosta e Biancaneve, per sdebitarsi, baderà alla casa e li accudirà come la mamma che non hanno mai avuto. Trascorso del tempo la regina Grimilde viene a sapere dalla voce dello specchio magico che la principessa non è morta e che si nasconde nella casetta dei sette nani. Decisa a compiere personalmente l'assassinio, escogita un malefico piano, assumendo con un filtro magico le sembianze di una mendicante che all'ingenuità di Biancaneve parrà un'umile vecchietta e raggiunge la casetta dei nani proprio quando questi sono a lavorare nella miniera. La strega raggiunge la casa nel bosco, e sorpresa Biancaneve da sola la convince ad assaggiare una delle sue mele, proprio quella avvelenata di cui un solo morso può essere letale. Biancaneve, che ama le mele e non immagina tale maleficio, morde quel bel frutto così rosso e succoso e cade in un sonno mortale. Soltanto il primo bacio d'amore può sciogliere l'incantesimo di morte. Non appena i nani sopraggiungono alla casetta, sorprendono la strega con il corpo senza vita della loro amica e si uniscono decisi a ucciderla. La strega tenta di scappare mentre l'ira dei nani si mescola alla violenza di un improvviso temporale. La vecchia viene intrappolata sulla cima di un dirupo e cade, senza scampo, a causa di un fulmine che colpisce la roccia dove si trova. I nani, vedendo la loro amata amica così bella anche nella morte, non hanno il coraggio di seppellirla e la posano in una bara di cristallo versando tutte le loro lacrime fino a quando il principe, udita la disgrazia, raggiunge il corpo della fanciulla. Il suo amato posa le sue labbra su quelle della principessa per darle l'ultimo bacio. Quel vero bacio d'amore scioglie l'incantesimo della strega e rallegra i suoi cari amici nani: il sogno di Biancaneve diventa realtà e il principe la porta con sé sul suo cavallo bianco per vivere per sempre felici e contenti. Altre versioni e parodie[modifica | modifica wikitesto]Film[modifica | modifica wikitesto]
Cartoni animati[modifica | modifica wikitesto]
Opere di teatro musicale[modifica | modifica wikitesto]
Serie TV[modifica | modifica wikitesto]
Video musicali[modifica | modifica wikitesto]
Diapositive stereoscopiche[modifica | modifica wikitesto]
Nei fumetti[modifica | modifica wikitesto]Versioni disneyane[modifica | modifica wikitesto]Il 12 settembre 1937 esordiscono, sui quotidiani statunitensi, le Sinfonie allegre; il primo fumetto edito in questo formato (una tavola settimanale, la domenica, poi affiancata anche da una al sabato, generalmente a colori), è proprio la riduzione a fumetti del film Biancaneve e i sette nani: i testi erano di Merrill De Maris, uno degli autori che lavorò sul film, e i disegni di Hank Porter. In concomitanza con gli Stati Uniti, anche l'Italia iniziò a presentare la sua versione della favola e del film. Il primo fu Federico Pedrocchi, che in quegli anni faceva esordire il primo periodico dedicato a Paperino, il settimanale Paperino, con la storia Paolino Paperino e il mistero di Marte. La storia che il buon Pedrocchi produce è I sette nani cattivi contro i sette nani buoni. Per rivedere uno dei nani, Cucciolo, ci vorrà il 1949, sulle pagine di Topolino, e per la precisione ne L'inferno di Topolino (dove la Fata Turchina, nei panni di Beatrice, viene chiamata "Biancaneve"), di Guido Martina e Angelo Bioletto. Ed è proprio Martina che rilancia Biancaneve e il suo microcosmo nel 1953, quando nella scuderia Arnoldo Mondadori Editore viene assunto il giovane Romano Scarpa, che prima di essere assunto in via definitiva viene messo alla prova proprio sui difficili personaggi del film. La storia di cui si sta parlando è Biancaneve e Verde Fiamma: sceneggiata, come molte altre, dal solito Guido Martina, ci consegna uno Scarpa dal tratto fortemente influenzato dallo stile che la Disney, in quegli anni, sta proponendo con i suoi film animati. Da allora in poi vengono prodotte, quasi ininterrottamente fino agli anni novanta, storie sui personaggi del film, spesso abbinandole alle feste di fine anno, come da tradizione consolidata sin dalla prima storia di Martina e Scarpa. Tra gli altri disegnatori che hanno lavorato su questa saga, non si possono non citare i maestri Disney Giovan Battista Carpi, Luciano Bottaro, Luciano Gatto. Quest'ultimo è anche il disegnatore delle ultime storie edite su Topolino (storie recenti, infatti, sono apparse sulla pubblicazione Principesse Disney), soprattutto su testi del bravo Fabio Michelini: sono loro a produrre le storie più belle con questi personaggi e a riproporre i sette nani cattivi nella storia I sette nani e il patto della regina. Infine, è loro l'ultima storia apparsa su Topolino: la romantica Brontolo e Briciola, sul numero 2090 del 19 dicembre del 1995, e l'ultima storia lunga: I sette nani e la regina della neve, pubblicata su Minni & Company numero 55 del dicembre 1997. Altre versioni[modifica | modifica wikitesto]
Note[modifica | modifica wikitesto]
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
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