Cosa indicano i due valori del saturimetro

Cosa indicano i due valori del saturimetro

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Termini e condizioni

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  • Valori di riferimento
  • Descrizione
  • Interpretazione
  • Fattori che influenzano
  • Quando viene richiesto
  • Preparazione
  • Altro
  • I valori normali della saturazione di ossigeno oscillano tra 97% e 99% nei soggetti sani.
  • Una saturazione di ossigeno pari al 95% è clinicamente accettabile in soggetti con un livello di emoglobina normale.
  • Usando la curva di dissociazione ossiemoglobinica, un valore di saturazione di 90% è in genere considerato equivalente a una PaO2 di 60 mmHg.

(Attenzione, gli intervalli di riferimento possono differire da un laboratorio all'altro, fare quindi riferimento a quelli presenti sul referto in caso di esami del sangue ed urina.)

Descrizione

La saturazione di ossigeno è un indicatore della percentuale di emoglobina satura di ossigeno al momento della misura, ossia la frazione di globuli rossi nel sangue che stanno trasportando ossigeno verso gli organi e i diversi tessuti dell’organismo.

Valori più bassi della norma sono causa di affanno e difficoltà respiratoria, perché la quantità di ossigeno circolante non risulta sufficiente alle necessità delle cellule.

  • Il modo più semplice per rilevare il valore è attraverso un pulsiossimetro (o saturimetro), un dispositivo da applicare sul dito; in questo caso la misura viene ottenuta con un sensore di luce a due componenti (rosso e infrarosso), assorbite dall’emoglobina e trasmesse attraverso i tessuti a un fotorilevatore. La quantità di luce trasmessa attraverso i tessuti è quindi convertita in un valore numerico che rappresenta la percentuale di emoglobina satura di ossigeno.
  • Una misurazione più accurata può essere ottenuta attraverso la determinazione su un campione di sangue arterioso, in genere prelevato dall’arteria radiale del polso (mentre i normali esami del sangue utilizzano sangue venoso).

Per un’introduzione generale si consiglia la visione del seguente video esplicativo (l’articolo continua subito sotto).

Interpretazione

Di norma è possibile interpretare il risultato come segue:

  • un risultato pari a 100, ottenuto senza una somministrazione artificiale di ossigeno, può essere indicativa di iperventilazione (da ansia, per esempio);
  • un risultato sopra il 96% è considerato del tutto normale,
  • tra il 95 e il 93% è indicativo di possibili problemi di ossigenazione, ovvero una parziale carenza di ossigeno (lieve ipossia);
  • tra il 92 e il 90% signica che l’ossigenazione è insufficiente ed è consigliabile sottoporsi ad emogasanalisi (EGA); si rilevano alcune eccezioni in cui i valori intorno al 90% possono risultare normali, è il caso per esempio di pazienti affetti da broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO)
  • al di sotto del 90% è presente una grave carenza di ossigeno (grave ipossia) che richiede l’immediata esecuzione di una emogasanalisi.

Le possibili cause di ipossia da carenza di ossigeno nel sangue (ipossia ipossica) sono numerose, tra le più comuni ricordiamo:

  • asma,
  • cancro ai polmoni,
  • broncopneumopatia cronica ostruttiva,
  • altitudine (mal di montagna),
  • intossicazione da anidride carbonica,
  • sindrome da distress respiratorio,
  • enfisema,
  • anemia,
  • ostruzione fisica delle vie aeree,
  • sindrome delle apnee ostruttive del sonno,
  • pneumotorace,
  • polmonite,
  • edema polmonare,
  • embolia polmonare.

Tra le cause circolatorie in grado di influenzare i valori ricordiamo infine:

  • aterosclerosi,
  • ictus,
  • angina,
  • infarto.

I possibili sintomi con cui può manifestarsi ipossia sono:

  • capogiri,
  • fiato corto,
  • stato confusionale,
  • mal di testa,
  • tachicardia,
  • aumento della frequenza del respiro (tachipnea),
  • aumento della pressione,
  • perdita della coordinazione,
  • problemi di vista,
  • cianosi (colorito blu della pelle, a partire dalle estremità come le dita).

Fattori che influenzano l'esame

Cosa indicano i due valori del saturimetro

Al fine di ottenere una misurazione accurata è necessario tenere in considerazione numerose variabili fisiologiche, tra cui:

  • livelli circolanti di emoglobina,
  • portata arteriosa del letto vascolare,
  • temperatura del dispositivo o dell’area in cui il sensore ossimetrico viene posto,
  • capacità di ossigenazione del paziente,
  • percentuale di ossigeno inspiratoria,
  • evidenza di incongruenza ventilazione-perfusione,
  • quantità di luce ambiente percepita dal sensore,
  • ritorno venoso in corrispondenza del sensore.

Dal punto di vista del paziente che procede alla misurazione domestica si può tradurre l’elenco nelle seguenti indicazioni:

  • Qualunque alterazione cromatica del letto ungueale (colore dell’unghia) può ripercuotersi sulla trasmissione della luce attraverso il dispositivo, quindi l’applicazione di smalto scuro, unghie finte e la presenza di lividi sotto l’unghia possono drasticamente limitare la trasmissione della luce e generare valori falsamente ridotti.
  • Allo stesso modo dita sporche, luci intense e scarsa circolazione periferica sono altri elementi che alterano l’accuratezza dei valori misurati con la pulsossimetria.
  • Anche l’altitudine può significativamente influenzare i valori di saturazione dell’ossigeno nel sangue, per esempio tra i 5.000 e i 5.500 m di altitudine, la saturazione di ossigeno scende intorno all’85%.
  • Le misure rilevate possono infine variare con i movimenti del paziente (che dovrebbe quindi rimanere immobile), con il suo livello di coscienza (sonno/veglia) e la posizione del sensore.

Tra gli altri fattori in grado di interferire con la misurazione effettuata con apparecchi domestici ricordiamo:

  • presenza di un defibrillatore,
  • concentrazioni significative di emoglobina disfunzionale (carbossiemoglobina o la metaemoglobina),
  • patologie quali:
    • ipotensione (pressione bassa),
    • vasocostrizioni gravi,
    • anemia grave,
    • ipotermia,
    • arresto cardiaco,
    • shock.

Quando viene richiesto l'esame

Il monitoraggio dei valori di saturazione d’ossigeno è importante sia in ambito domestico che in corso di emergenze sanitarie, dove viene usato per valutare rapidamente la necessità di ricorrere alla ventilazione assistita.

La misura è inoltre essenziale anche per valutare l’efficacia delle terapie farmacologiche o di altri trattamenti intrapresi per riportare la saturazione di ossigeno a valori normali, o per curare la malattia sottostante (ad esempio broncodilatatori).

Preparazione richiesta

Non occorre alcuna preparazione.

Altre informazioni

Saturazione e COVID-19

Diversi studi hanno mostrato l’importanza di monitorare l’ossigenazione del sangue nei pazienti con Covid-19, perché la carenza di ossigeno è un potenziale segnale di allarme legato allo sviluppo di una polmonite grave, ma questo non significa che sia utile ai fini della diagnosi d’infezione in assenza di altri sintomi o di esami positivi.

Ciononostante è utile conoscere il concetto di happy ipossia, ossia una condizione in cui la saturazione del sangue è già a livelli inferiori alla norma, talvolta gravemente inferiori, pur non presentando ancora sintomi drammatici; una situazione relativamente comune in alcuni malati di COVID, che si manifesta poco prima di un improvviso peggioramento delle condizioni.

A questo proposito alcuni autori suggeriscono che sarebbe più opportuno cercare assistenza in presenza di un costante andamento decrescente dei valori nella giornata, piuttosto che attendere un vero valore sotto la soglia di normalità. In un paziente con diagnosi di COVID, verificata o presunta, si consiglia quindi di procedere a regolari misurazioni ogni 8-12 ore.

Terapia con l’ossigeno

L’ossigeno è considerato un farmaco a tutti gli effetti.

La concentrazione di ossigeno da somministrare attraverso cannula nasale o mascherina dipende dalla condizione da trattare (la somministrazione di concentrazioni di ossigeno inadeguate può avere conseguenze gravi o perfino fatali).

L’ossigeno è verosimilmente il farmaco più usato nelle emergenze mediche. Dovrebbe essere inizialmente prescritto per raggiungere una saturazione di ossigeno normale o pressoché normale; nella maggioranza dei pazienti con patologie acute con biossido di carbonio arterioso (PaCO2) normale o basso, la saturazione di ossigeno dovrebbe ricadere nell’intervallo compreso tra 94% e 98%. Tuttavia, in alcune situazioni cliniche come l’arresto cardiaco e l’avvelenamento da monossido di carbonio, è più corretto cercare di ottenere la più alta saturazione di ossigeno possibile finché il paziente non sia stabile.

Una saturazione di ossigeno tra 88% e 92% è invece indicata nei pazienti a rischio di insufficienza respiratoria con ipercapnia (valori alti di biossido di carbonio).

La terapia con alte concentrazioni di ossigeno è sicura nei casi non complicati di

  • polmonite,
  • tromboembolia polmonare,
  • fibrosi polmonare,
  • shock,
  • trauma grave,
  • sepsi,
  • anafilassi.

In tali condizioni la bassa pressione di ossigeno arterioso (PaO2) è in genere associata con biossido di carbonio (PaCO2) normale o basso; i rischi di ipoventilazione e conseguente accumulo del biossido di carbonio sono quindi ridotti.

Nell’episodio di asma acuto e grave, il biossido di carbonio arterioso è in genere ridotto ma, via via che la crisi progredisce, può aumentare bruscamente (soprattutto nei bambini). Questi pazienti in genere hanno bisogno di alte concentrazioni di ossigeno e, se il biossido di carbonio arterioso rimane alto nonostante gli interventi terapeutici, bisognerà rapidamente prendere in considerazione la ventilazione a pressione positiva intermittente.

La terapia con basse concentrazioni di ossigeno (ossigenoterapia controllata) è infine riservata ai pazienti a rischio di insufficienza respiratoria con ipercapnia, più probabile nei soggetti con:

  • broncopneumopatia cronica ostruttiva;
  • fibrosi cistica in stadio avanzato;
  • gravi bronchiectasie non di origine fibrocistica;
  • grave cifoscoliosi o spondilite anchilosante;
  • gravi esiti cicatriziali polmonari da tubercolosi;
  • disordini muscoloscheletrici con debolezza respiratoria, specie se in ventilazione domiciliare;
  • sovradosaggio di oppiacei, benzodiazepine o altri farmaci in grado di causare depressione respiratoria.

Articoli ed approfondimenti

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Cosa indicano i numeri del saturimetro?

I valori normali di ossigenazione (riportati come SpO2) vanno dal 97% in su - ma non sono preoccupanti valori fino a 94%, soprattutto in pazienti con note patologie polmonari.

Quanto devono essere i battiti cardiaci e la saturazione?

La frequenza cardiaca è considerata normale se compresa tra 60 e 100 battiti al minuto. Tende ad aumentare quando aumenta la temperatura corporea a causa della febbre. La saturazione è considerata normale tra il 95% e il 100%. Valori al di sotto del 95% sono considerati bassi.

Come si leggono i valori sul saturimetro?

Il funzionamento di questo strumento è molto semplice: basta accenderlo, inserire il dito fino in fondo, in modo che il led illumini la parte centrale dell'unghia, e attendere qualche secondo per le letture di saturazione ossigeno e frequenza cardiaca.