Sono incinta cosa devo fare per il lavoro

Sono incinta cosa devo fare per il lavoro

L’indennità di maternità è una delle forme di tutela che la legge prevede per le future mamme – e in alcuni casi, anche per l’altro genitore. Troppo spesso, però, si riscontra una certa confusione riguardo le modalità di fruizione e i diritti che spettano alla dipendente.

Cerchiamo quindi di fare chiarezza su questo delicato tema che tocca tantissime persone ogni anno.

Indennità di maternità: diritti e doveri del dipendente e del datore di lavoro in Italia

Che si tratti di una notizia inaspettata o il frutto di anni di tentativi, una gravidanza è sempre un momento magico per la donna e per coloro che la circondano. La tua vita non sarà più la stessa, non solo dal momento del parto, ma anche da quello della scoperta.

Nel momento in cui il test segna la famosa linea blu, si attivano una serie di procedure mirate alla tutela della salute della madre e del figlio. La legge che le regola è quella del 26 marzo 2001.

L’indennità di maternità rientra tra questi, ma è in realtà solo il punto di arrivo di un percorso che comincia molto prima.

Al momento della scoperta della gravidanza, si presenta il problema dell’”annuncio”.

La comunicazione al datore di lavoro

È bene specificare che non c’è un momento preciso in cui sei obbligata a comunicare la gravidanza. Non si è quindi tenuti ad annunciarlo subito dopo la scoperta, anzi: è buona norma aspettare la fine del primo trimestre.

La ragione non è solo scaramantica: dall’inizio del quarto mese la gravidanza comincerà a dare segnali abbastanza inequivocabili e difficili da ignorare.

Ciò detto, ci sono circostanze che possono rendere necessaria la comunicazione in un momento precedente, come ad esempio nel caso di iperemesi gravidica, ossia nausee costanti e intense.

Anche il lavoro che svolgi può avere un ruolo: se si tratta di mansioni che prevedono sforzo fisico o il contatto con particolari sostanze nocive, per la salute stessa del bambino puoi comunicare lo stato di gravidanza chiedendo contestualmente il trasferimento presso un altro reparto.

La comunicazione può avvenire verbalmente o anche in forma scritta, a seconda dell’organizzazione del luogo di lavoro e dell’ufficio del personale. Anche nel caso in cui si voglia posticipare la notizia, sarebbe bene non superare il settimo mese. Non solo per la pancia ormai evidente, ma anche per dare il tempo ai colleghi di organizzare il lavoro che lascerai da fare!

I diritti dell’indennità di maternità prima del parto

Dopo aver comunicato la gravidanza potrai usufruire di alcuni permessi speciali per lo svolgimento degli esami di routine della gravidanza.

L’indennità di maternità prevede che questi permessi siano pagati al 100% e possano essere effettuati in orario di lavoro a fronte della presentazione della documentazione medica con data e ora. Se il tempo necessario per lo svolgimento dell’esame (che comprende i viaggi di andata e ritorno) occupa tutta la giornata lavorativa, verrà invece riconosciuto come assenza.

La donna è inoltre esentata, in caso di esami svolti presso strutture pubbliche o convenzionate, dal pagamento del ticket.

Prima di recarsi alla visita è necessario chiedere all’ufficio del personale un apposito modulo, diverso da quelli delle normali visite mediche, che attesti lo svolgimento della visita, previsto dall’indennità di maternità. Esiste un elenco degli esami che possono essere svolti gratuitamente e la settimana in cui è necessario farli.

L’indennità di maternità prevede anche l’esenzione per alcuni esami da svolgere prima del concepimento. Sono un esempio quelli volti a identificare problemi di fertilità di uno o entrambi i partner.

Sono incinta cosa devo fare per il lavoro

Le mansioni e gli orari di lavoro

Fino ai due mesi precedenti al parto, ossia quelli in cui l’indennità di maternità prevede il congedo di maternità dal lavoro, le mansioni e gli orari di lavoro possono essere modificati in base alle tue esigenze.

Se il tuo lavoro prevede una mansione particolarmente gravosa come il sollevamento e il trasporto di carichi o lo stare in piedi per lungo tempo, o incarichi pericolosi come il sostare su impalcature o l’utilizzo di macchine pericolose, puoi (e devi) chiedere di essere destinata a un altro reparto. Lo stesso si dica, come prevede l’indennità di maternità, per incarichi che prevedano il contatto con sostanze/circostanze ritenute nocive, come forti rumori, radiazioni, virus e batteri e simili.

Puoi quindi chiedere di occupare temporaneamente un altro incarico: se questo è di categoria inferiore rispetto alla tua mansione, riceverai comunque lo stesso trattamento economico. Se invece è di categoria superiore, riceverai il trattamento di quella mansione.

Se non è possibile la destinazione a un altro reparto, la madre può andare in maternità anticipata.

Anche gli orari possono cambiare: non è possibile in gravidanza effettuare turni notturni, ossia dalle 24 alle 6, perché considerati “antibiologici” rispetto al normale ciclo veglia-sonno che dovrebbe essere garantito per il corretto sviluppo del bambino.

La maternità anticipata

Nei casi sopra citati o nel caso in cui la gravidanza abbia delle complicazioni che non permettano lo svolgimento del lavoro si può ricorrere alla maternità anticipata.

Hanno diritto alla maternità anticipata le lavoratrici a tempo indeterminato e determinato, quelle a progetto e le libere professioniste con gestione separata Inps.

Il corrispettivo economico è pari all’80% dello stipendio. Per usufruirne è necessario presentare la documentazione medica che attesti le condizioni che non permettono lo svolgimento del lavoro.

Sono incinta cosa devo fare per il lavoro

La maternità obbligatoria

La maternità obbligatoria, detta anche congedo di maternità, è un periodo di astensione completa dal lavoro che va dai due mesi precedenti alla presunta data del parto ai tre mesi successivi. Il corrispettivo è pari anche qui all’80% dello stipendio.

È necessario presentare la domanda, reperibile dal datore di lavoro o dal sito Inps, entro il 7° mese di gravidanza, corredata da documentazione medica che attesti lo stato di gravidanza e la presunta data del parto.

Tre mesi sembrano davvero pochi per tornare al lavoro e lasciare un neonato alle cure di qualcun altro, anche se si tratta dei nonni! Per questo è stata introdotta la maternità flessibile. Con questa possibilità puoi posticipare il congedo a un mese dalla data presunta del parto, e tornare quindi al lavoro il quarto mese dopo il parto.

Anche qui è necessario presentare la richiesta prima del settimo mese corredata di documentazione medica. Inoltre, entro 30 giorni dal parto è necessario presentare i certificati di nascita. Il trattamento economico è lo stesso della maternità obbligatoria.

Se il parto avviene prima del termine, il congedo non goduto può aggiungersi ai mesi successivi al parto.

La maternità facoltativa

Dopo la maternità obbligatoria puoi usufruire anche di quella facoltativa. Si tratta di un totale di 6 mesi di congedo, che possono essere sfruttati fino ai 12 anni del bambino. Possono essere continuativi o frazionati in giorni e anche in ore.

Lo stipendio è pari al 30% del trattamento normale fino ai 6 anni del bambino. Non sarà affatto retribuito, invece, dai 6 ai 12 anni del bambino.

È possibile, invece della maternità facoltativa, procedere con un part-time da proporre al datore di lavoro.

Il licenziamento

Non ci piace parlare di cose negative, ma in caso di licenziamento cosa prevede la legge?

Le donne in gravidanza non possono essere licenziate dal momento della comunicazione della gravidanza fino ai 12 mesi di età del bambino.

Fanno eccezione i casi di “grave colpa” della lavoratrice, la scadenza di un tempo determinato e, ovviamente, la cessazione dell’attività.

In caso di dimissioni, inoltre, si riceve lo stesso trattamento previsto per il licenziamento senza preavviso. Le dimissioni stesse devono essere esaminate dal Ministero del lavoro. Spesso, infatti, le dimissioni non sono altro che licenziamenti camuffati dai datori di lavoro.

La legge, dunque, ha messo in piedi un sistema di tutela completo ed efficace per l’indennità di maternità. I datori di lavoro che non rispettano queste disposizioni sono da denunciare alle autorità competenti.

Ora che sai quali sono i tuoi diritti, puoi lanciarti in questa nuova avventura!

Quando bisogna comunicare la gravidanza al datore di lavoro?

Solitamente si consiglia di evitare di comunicare a la gravidanza prima dei tre mesi compiuti. Infatti nel primo trimestre di gravidanza possono purtroppo verificarsi con maggiore probabilità aborti spontanei, e dunque meglio aspettare il quarto mese per comunicare la gravidanza al datore di lavoro.

Come comunicare all'azienda che si è incinta?

Gravidanza: come dirlo al datore di lavoro? Buona norma sarebbe informare verbalmente il datore e, in un secondo momento, inviare una comunicazione scritta per mezzo di raccomandata a/r in modo da dare all'annuncio carattere ufficiale.