L orario ridotto nei contratti di lavoro

IL LAVORO A ORARIO RIDOTTO E FLESSIBILE!

La flessibilità introdotta con il d.lgs 66/2003 non ha impedito ai lavoratori di ricercare moduli

contrattuali non-standard, che comportano la deviazione dal regime normale di impiego della

forza lavoro (tempo pieno).!

D.lgs. 81 del 2015. —> Disciplina le due tipologie contrattuali ma la legge spesso si ada

anche alla contrattazione collettiva per la disciplina di vari aspetti, così da assicurare che gli

istituti siano comunque operativi.!

Introduce novità per rendere più agevole l’intensificazione temporanea dell’impegno

orario dominabile al lavoratore.

1. Contratto di lavoro a tempo parziale —> caratterizzato dalla rigidità della disciplina, che si

attenua soltanto nel part-time elastico.!

L’ammissione di un impiego a tempo parziale incrementa le opzioni gestionali disponibili e

quindi del tasso di flessibilità complessivo.!

2. Contratto di lavoro intermittente —> ha una flessibilità particolarmente esaltata ed è rivolto

ad intercettare forme di lavoro discontinue.!

Il contratto a tempo parziale!

Se sono contrattualmente previsti un orario di lavoro di 8 ore e uno settimanale di 40 ore, il datore

di lavoro non può ridurre tale orario e di conseguenza la retribuzione.!

Se decide comunque di diminuire tale orario, resta tenuto a pagare al dipendente l’intera

retribuzione.!

Un utilizzazione già in partenza ridotta del lavoratore, è possibile soltanto nell’ambito di una

particolare tipologia contrattuale, caratterizzata da un orario inferiore a quello normale!

—> contratto di lavoro a tempo parziale!

Introdotta per la prima volta dalla legge 863/1984!

Part-time —> Importante occasione di occupazione per le categorie di lavoratori penalizzate sul

piano dell’inserimento lavorativo (donne, soprattutto in maternità)!

Con l’obiettivo di proteggere l’interesse del lavoratore alla programmabilità del tempo di

lavoro.!

Part-time orizzontale —> il dipendente presta la sua attività per un tempo ridotto rispetto al

tempo normale giornaliero !

Part-time verticale —> quando è pattuito un orario di lavoro normale ma con una

prestazione collocata in periodi predeterminati della settimana/mese/anno!

Forma e contenuti del contratto a tempo parziale!

Prevede un requisito di forma scritta, ma soltanto ad probationem, cioè per la prova del

contratto a tempo parziale.!

ASSENZA DI FORMA SCRITTA!

Qualora il datore di lavoro non riesca a fornire tale prova, si prevede NON la radicale nullità del

contratto, ma (su domanda del lavoratore al giudice) che il rapporto di lavoro sia dichiarato a

tempo pieno. !

L’accertamento giudiziale del tempo pieno, non retroagisce.!

OMESSA INDICAZIONE DELLA DURATA!

Tale sanzione vale anche per l’ipotesi di omessa indicazione, nel contratto scritto, della durata

della prestazione lavorativa.!

Per il periodo antecedente è riconosciuto al lavoratore in aggiunta alla retribuzione dovuta

per le prestazioni eettivamente rese, un risarcimento del danno da liquidare in via

equitativa.!

In nome della prevedibilità dell’orario di lavoro, deve essere predeterminata dall’inizio la

collocazione della prestazione lavorativa nel giorno/settimana/mese/anno.!

Una volta pattuita una data collocazione può essere modificata soltanto con il consenso

del lavoratore.!

Punto di riferimento da non perdere di vista quando si parla di riduzione dell'orario di lavoro � una sentenza della Corte di Cassazione.

Orario di lavoro, quali sono i casi in cui il datore pu� ridurlo ai dipendenti?

La regola generale prevede che il datore di lavoro non possa ridurre unilateralmente l'orario di lavoro. Per farlo occorre una intesa con il lavoratore stesso. La riduzione dell'orario impatta infatti anche sulla retribuzione e su tutte le voci accessorie. Tuttavia è importante distinguere tra contratto a tempo pieno e contratto a tempo parziale in quanto la normativa presenta differenze.

L'orario di lavoro rappresenta da sempre uno dei tasti più delicati nel rapporto tra datore e dipendente. Lo è anche in relazione alla possibilità di applicare una riduzione in quanto possono sorgere differenti necessità che spingono l'azienda ad adottare scelte differenti.

Ci sono però norme che non si possono trascurare, da quelle generali in materia, ai singoli Contratti collettivi nazionali di lavoro fino ad arrivare naturalmente all'accordo individuale. Restano quindi da approfondire alcuni aspetti:

  • Orario di lavoro, i casi in cui il datore può ridurlo ai dipendenti
  • Riduzione dell'orario di lavoro secondo la Corte di Cassazione

Orario di lavoro, i casi in cui il datore può ridurlo ai dipendenti

La regola generale prevede che il datore di lavoro non possa ridurre unilateralmente l'orario di lavoro. Per farlo occorre una intesa con il lavoratore stesso. La riduzione dell'orario impatta infatti anche sulla retribuzione e su tutte le voci accessorie. In fondo ci sono contratti scritti che devono essere sempre rispettati tra le parti. Tuttavia è importante distinguere tra contratto a tempo pieno e contratto a tempo parziale in quanto la normativa presenta differenze.

In entrambi i casi è indispensabile l'intesa tra le parti, ma solo se il rapporto lavorativo è full time, l'eventuale riduzione dell'orario di lavoro può essere ricavato dal comportamento reale nel corso del rapporto. In pratica la consuetudine ovvero il comportamento reale prevale sulla sottoscrizione formale. Diverso è quindi il caso di un contratto di lavoro a tempo parziale poiché è sempre indispensabile un accordo scritto.

In ogni caso non occorre riformulare il contratto ma è sufficiente una scrittura privata tra datore e dipendente in cui inserire i nuovi orari di lavoro, i dati del lavoratore e quelli dell'azienda, la tipologia del contratto di assunzione, la sede di lavoro, la decorrenza della modifica dell'orario di lavoro, la data finale se il contratto di lavoro non è a tempo indeterminato, la nuova articolazione dell'orario di lavoro, eventuali clausole elastiche e flessibili in caso di passaggio al full time o al part time e ovviamente la firma delle parti.

L'orario di lavoro può essere ridotto con assorbimento nella contrattazione collettiva degli orari inferiori già esistenti a livello aziendale, con l'eccezione dei regimi di orario ridotti a causa della nocività del lavoro. Oppure con il riconoscimento di permessi retribuiti in aggiunta alle ferie annuali.

Nel primo caso, le circostanze che portano a tale situazioni sono l'uscita anticipata dal lavoro per poter far fronte ai disagi derivanti dal trasferimento dell'impresa in altra località rispetto a quella iniziale di lavoro. Oppure i periodi di ritardo rispetto all'orario d'inizio del lavoro tollerati e non sanzionati dal datore di lavoro. Ma anche i permessi concessi alla vigilia dei giorni di Natale e Capodanno. E infine per le ferie riconosciute in aggiunta rispetto a quelle previste dalla contrattazione collettiva.

Nella seconda circostanza che porta alla riduzione di orario ovvero il riconoscimento di permessi annuali individuali determinati nella contrattazione collettiva, occorre distinguere i casi delle assenze retribuite come ferie, malattia, infortunio e della prestazione effettiva di attività lavorativa.

Riduzione dell'orario di lavoro secondo la Corte di Cassazione

Punto di riferimento da non perdere di vista quando si parla di riduzione dell'orario di lavoro è una sentenza della Corte di Cassazione in merito a un rapporto di lavoro che a tratti ha assunto la forma di un part time e a tratti di un full time. La decisione degli Ermellini, risalente al 2018, rappresenta un importante precedente giurisprudenziale che fissa due principi molto importanti.

In prima battuta il rapporto a tempo pieno si desuma dal comportamento tenuto dalle parti in costanza di svolgimento. All'opposto, quello a tempo ridotto, sia esso orizzontale o verticale, in diminuzione rispetto al normale regime contrattuale, deve sempre risultare da atto scritto.