Da rifugio cesare battisti a rifugio scalorbi

Vorrei parlarvi di un escursione che non è certamente la più spettacolare e scenografica, nemmeno la più semplice, ma è un escursione che racchiude in se tutti gli aspetti che si possono incontrare in montagna: a tratti sarà leggera, a tratti noiosa e faticosa, a volte vi sorprenderà e vi appagherà; ma la cosa principale, che non sempre si può dare per scontata, c’è un obiettivo, un punto di arrivo e quindi un ritorno.

Scelgo le mie Piccole Dolomiti Vicentine, dove sono cresciuto escursionisticamente, le montagne che i miei mi hanno fatto conoscere ancora prima di iniziare la scuola. Sono il luogo grazie al quale sin da piccino, ho iniziato ad assaporare il piacere di una levataccia, svegliandomi prima del sole, un piacere che supera molto il disagio del sonno, sono il luogo che raggiungo ogni volta che posso, anche da solo, sono uno dei luoghi che sento come casa.

Si chiamano Piccole Dolomiti perché costituite da dolomia, la stessa roccia delle sorelle più elevate: le Dolomiti; le forme, le guglie, i vaji, i profili, sono assolutamente identici alle sorelle maggiori.

Sono montagne spettacolari all’alba e al tramonto, acquisendo il colore rosso del sole.

Sono abitate da falchi, aquile, pojane, gazze, marmotte, i simpaticissimi camosci, caprioli, volpi, ultimamente anche dai più schivi orsi e lupi e molto altro.

Da rifugio cesare battisti a rifugio scalorbi

Torniamo all’escursione:

Partenza- Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (Recoaro Terme) m. 1265

Arrivo- Rifugio Pompeo Scalorbi. m. 1767

Eventuale prolungamento- Rifugio Mario Fraccaroli m. 2238 e Cima Carega. m. 2259

E ritorno

Questa escursione inizia prima ancora di appoggiare i piedi per terra, una volta lasciato il centro di Recoaro si seguono le indicazioni per Rifugio Cesare Battisti alla Gazza (Rifugio del C.A.I. di Valdagno), una strada asfaltata lunga poco meno di 10 km i cui ultimissimi tratti si snodano tra i mughi, lungo il confine tra il bosco e le propaggi finali dei ghiaioni, sotto le pareti verticali e torrioni di dolomia.

Se abbassate il finestrino sentirete il buonissimo profumo di pino, l’aria frizzantina e una freschissima sensazione di purezza che vi metterà il buon umore!

Si trova un piccolo parcheggio al termine della strada in prossimità del rifugio, in alternativa 100/200 metri prima si trova un parcheggio più ampio sulla destra.

Dal rifugio si prende il sentiero 110, l’unico che sale, tenendosi il rifugio a sinistra. Si inizia a salire fin dai primi passi attraversando un prato che ben presto diventa roccia. Il sentiero si snoda principalmente a tornanti e non desta un grandissimo entusiasmo. La pendenza è pressoché costante e ci si spinge attraverso il vajo fin al Passo della Lora o delle Tre Croci.

La vista che si gode comunque non è indifferente, tutta la pianura davanti a se e di lato i torrioni e le guglie del Fumante che si stagliano su un cielo che diventa sempre più blu mano a mano che salite.

Da rifugio cesare battisti a rifugio scalorbi
Guglie del Fumante dal sentiero 110

Si raggiunge una quota di 1716 metri al passo. Tutta la salita è quasi sempre caratterizzata da un umidità piuttosto alta e sempre illuminati dal sole, motivo per cui sarebbe meglio iniziare l’escursione alle prime luci del giorno. La sensazione di caldo e afa scompare improvvisamente raggiungendo il passo, quando si incontra aria più fresca proveniente dall’altro versante. Si passa ad un ambiente più verde, il sentiero prosegue a tornanti sulla destra tra i pini mughi per poi ritornare roccia in una ventina di minuti . La pendenza diminuisce e permette di godere di una bellissima vista sulle valli veronesi e in lontananza sulle Alpi innevate. A tratti è possibile scorgere il lago di Garda e, gli altopiani lessini con Podesteria e le sue antenne, sono sempre presenti sulla nostra sinistra. Dopo un tratto senza dislivelli, il sentiero curva a destra e qui scoprirete se la montagna vi ha conquistato facendovi scordare le fatiche iniziali o se al contrario non fa per voi! La vista sul Carega e sulle porte di Campobrun sono per me ineguagliabili. Sembra di essere veramente in alta montagna. A sinistra e a destra due serie di creste convogliano verso la piramide imponente della cima. Davanti a noi in basso si trova il Rifugio Pompeo Scalorbi e la chiesetta degli Alpini (con la consueta messa della domenica alle 11) a quota 1767 m.

Questo è un buon punto di arrivo se si tratta della vostra prima escursione, ma se le gambe vi reggono e volete esplorare questo ambiente allora potete continuare verso cima Carega. I sentieri che salgono sono inizialmente un paio e paralleli: uno in mezzo al vallone e una mulattiera sul lato destro. La mulattiera (sentiero 192) è più probabile che sia all’ombra, almeno nel tratto iniziale. Non ci si può sbagliare, all’inizio sale in maniera rettilinea per poi proseguire in pochi tornanti (immettendosi nel sentiero 157)fino al rifugio. Guardandovi indietro vedrete tutta la cresta delle Tre Croci.

Da rifugio cesare battisti a rifugio scalorbi
Campobrun e Tre Croci

Il dislivello è lo stesso della prima parte del percorso, sarà un po’ meno impegnativo per via delle pendenze minori ma impiegherete più o meno lo stesso tempo impiegato per arrivare al rifugio Scalorbi.

Il Rifugio Fraccaroli a quota 2238 m. è un bellissimo rifugio (si mangia pure bene: serve avere pazienza e godersi il panorama, verrete serviti in ordine di arrivo) posto in una posizione ideale, con un terrazzo tutto torno che vi permette di ammirare qualsiasi cosa, tuttavia arrivati fino a lì non potete non salire fin sulla vetta proprio sopra di voi a pochissimi minuti. Siete in una delle zone più alte della Provincia di Vicenza anche se la vetta (2259 m. s.l.m) è per pochi metri trentina, e da li la vista è integrale: uno scorcio a 360 gradi su montagne, Alpi, Dolomiti, vallate, pianure, lago di Garda e pure la laguna di Venezia.

Dopo il meritato ristoro, il ritorno avverà per lo stesso percorso con una possibilità di breve variante più spettacolare.

Giunti al rifugio Scalorbi si prende il sentiero percorso all’andata, che ora sarà in salita, dopo qualche minuto in prossimità di una curva pronunciata verso destra, dalla mulattiera, si staccherà verso sinistra un sentiero (indicazioni 113 sentiero dell’Omo e dela Dona, che sconsiglio, e 111 sentiero del Forcellin Plische, mantenendo poi la destra)

Pro e contro di questa deviazione.

Pro: molto scenografico, si prosegue per rocce e roccette in un ambiente lunare, anche sotto il sole diretto è un bellissimo sentiero. Scegliendo questa variante eviterete di camminare attraverso i pini mughi dell’andata, che in tarda mattinata e pomeriggio, essendo bassi, accumulano moltissimo calore rendendo veramente molto afoso il percorso. Questa variante spunta appena sotto il passo della Lora nel sentiero 110 che vi condurrà all’auto.

Contro: serve un passo stabile, a volte il sentiero è ghiaioso e in discesa, si prosegue a tratti balzando da un masso all’altro. È tutto fuorché pericoloso però è necessario avere una certa sicurezza di passo.

Da qui al rientro ci sarà un oretta di cammino e il pensiero di qualcosa di fresco al rifugio vi farà passare la fatica!

Consiglio sempre di partire molto presto sia per non patire il caldo che negli ultimi anni attanaglia anche le zone più alte delle montagne, sia per non incrociare molte persone. Avrete sicuramente modo di osservare qualche camoscio curioso se non farete troppo baccano, e di sentire il fischio delle marmotte ancora prima di vederle.

Qualsiasi sia il sentiero di montagna che scegliete di percorrere, più o meno battuto, dovrete affrontarlo sempre, e questa è una condizione primaria e fondamentale, con il vestiario adatto, delle calzature che vi sostengano adeguatamente, dovrete avere acqua, da mangiare e ricambi, indumenti che vi proteggano in caso di maltempo. Dovrete sempre assicurarvi delle condizioni meteo prima della partenza, avvisare sempre dove avete intenzione di andare, mai affrontare un nuovo percorso da soli, fatevi sempre accompagnare da qualcuno che già ci è stato o che ha grande dimestichezza con l’ambiente montano. Basta un colpo di nebbia per far perdere il sentiero anche alla guida più esperta. Assicuratevi di avere una condizione fisica adatta allo sforzo che intendete affrontare: i soccorsi in montagna non sono sempre scontati.

Ricordatevi che raggiungere la vetta è importante ma tornare lo è di più.

Alla prossima!