IntroduzioneIn Italia il carcinoma della mammella è il tumore maligno più comune nella popolazione femminile (29% dei tumori) e rappresenta la prima causa di decesso per malattie oncologiche (17% delle morti). Show Purtroppo inizialmente il tumore al seno non si manifesta in alcun modo e questo è spesso causa di un ritardo nella diagnosi; più in generale è possibile osservare
Una diagnosi precoce consente di aumentare drasticamente la possibilità di guarigione, per questo è raccomandabile procedere regolarmente all’autopalpazione del seno; più dibattuta è invece l’opportunità di adesione alle campagne di screening Ministeriale (che consentono di sottoporsi gratuitamente a regolari mammografie), non condivise da tutti gli Autori. Anche gli uomini possono soffrire di tumore al seno, ma è un’evenienza estremamente rara (meno di un uomo su 600 in Italia). iStock.com/praetorianphoto La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi di tumore al seno è andata sensibilmente aumentando negli ultimi anni, soprattutto grazie ai progressi fatti dalla scienza medica sia in termini di diagnosi che di efficacia della terapia; secondo i dati AIRC una diagnosi precoce (stadio 0) permette una sopravvivenza a 5 anni prossima al 100% delle donne, mentre all’aumentare della progressione la percentuale si riduce proporzionalmente. Oltre a una diagnosi in tardiva, i principali fattori che influenzano negativamente la prognosi del tumore maligno al seno sono:
Mediamente la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si aggira attorno al 90%. Un importante fattore in grado di influire sulla sopravvivenza è il tipo di tumore: tutte le cellule del nostro organismo, incluse quelle tumorali, presentano recettori, ossia proteine su cui agiscono varie sostanze, tra cui gli ormoni. Alcune cellule tumorali della mammella possono essere caratterizzate dalla presenza di specifici recettori:
La caratterizzazione del tumore orienta inoltre lo specialista nella pianificazione della terapia. Cause e fattori di rischioAnche se la causa alla base della comparsa di un tumore rimane spesso sconosciuta, la scienza ha individuato numerosi fattori di rischio in grado di influenzare la probabilità di sviluppare un cancro al seno, anche se non è sempre chiaro come questi inducano la comparsa e la crescita di cellule cancerose. I fattori di rischio principali sono:
StadiazioneLa mammella è costituita da:
I tumori al seno possono quindi originare da:
I tumori benigni rimangono confinati alla mammella, non diffondendosi in altre parti del corpo e, se rimossi, non si riformano. Il tumore maligno, al contrario, tende ad invadere i tessuti circostanti e mostra la capacità di espandersi anche a distanza dal punto di insorgenza (metastasi); è quindi possibile classificare l’evoluzione del tumore al seno proprio in base al suo grado di diffusione:
SintomiLa localizzazione più comune è il quadrante supero-esterno della mammella (50% dei casi), seguono in frequenza gli altri quadranti e per ultima la regione intorno al capezzolo. Negli stadi iniziali il tumore al seno purtroppo non dà sintomi, ritardando spesso la diagnosi, mentre in fasi successive possono comparire:
Spesso la comparsa di dolore al seno (mastalgia) è causa di grande preoccupazione in una donna, ma numerosi studi hanno dimostrato che nelle fasi iniziali, e quindi in assenza di altri sintomi, il fastidio è in genere da riferire a cause ormonali. Talvolta il primo sintomo a comparire può essere in un organo distanza e questo si verifica quando il tumore abbia già dato origine a metastasi. Ad esempio, si possono riscontrare:
Accenniamo infine a una forma di tumore al seno che presenta sintomi particolari, la malattia di Paget del capezzolo, un carcinoma duttale che interessa anche la cute del capezzolo. Clinicamente si distingue per la presenza di
Un tumore al seno metastatico (stadio 4) è un cancro che si è diffuso in altre pari dell’organismo diverso dal seno, processo che di norma avviene attraverso uno o più dei seguenti passi:
Gli organi che più frequentemente vanno incontro a metastasi sono (in ordine di frequenza):
Il cancro al seno può comparire in un’altra parte del corpo mesi o anche anni dopo la diagnosi e il trattamento originali; quasi il 30% delle donne con diagnosi di carcinoma mammario allo stadio iniziale svilupperà una malattia metastatica. È importante notare che un tumore metastatico in una parte diversa dell’organismo è costituito da cellule del carcinoma mammario, quindi se il cancro al seno si diffonde per esempio all’osso, il nuovo tumore metastatico è comunque costituito da cellule tumorali del seno, non da cellule ossee. DiagnosiL’esame clinico inizia dall’osservazione del profilo delle mammelle, di cui è importante è valutarne la simmetria e l’eventuale presenza di alterazioni cutanee. Si procede quindi alla palpazione delle mammelle e dei cavi ascellari per il riscontro di eventuali linfonodi metastatici. Segni suggestivi di tumore maligno sono
L’esame fisico della mammella non è tuttavia sufficiente, in quanto la sua struttura multinodulare rende difficoltoso il riconoscimento di una tumefazione tumorale, soprattutto se situata in profondità. Si rendono pertanto necessari diverse indagini strumentali. iStock.com/andresr
Terapia e curaIn caso di tumore maligno la terapia d’elezione rimane l’asportazione chirurgica della lesione. In base alla gravità e all’estensione della neoplasia, vengono eseguiti diversi tipi di intervento:
L’asportazione dei linfonodi ascellari comporta notevoli complicanze, tra cui linfangite e linfedema (ovvero il rigonfiamento dell’arto interessato a causa del ristagno della linfa). Per ridurre il rischio di esporre inutilmente la paziente a tali conseguenze, si procede a alla valutazione del linfonodo sentinella:
A seguito dell’intervento chirurgico si procede a un’accurata caratterizzazione delle cellule tumorali, al fine di proporre alla paziente una terapia in grado di ridurre al minimo la possibilità di metastasi; in questo senso le opzioni di trattamento comprendono:
La radioterapia prevede l’esposizione a radiazioni (raggi X) e può essere somministrata prima o dopo l’intervento chirurgico. Il ricorso all’intervento conservativo è stato reso possibile dall’avvento della radioterapia, che consente di sterilizzare i focolai neoplastici prima dell’intervento chirurgico. La chemioterapia riduce il rischio di ripresa della malattia e aumenta il tasso di sopravvivenza. La chemioterapia effettuata prima dell’intervento permette di ridurre le dimensioni del tumore al fine di effettuare una rimozione chirurgica meno invasiva. Nelle pazienti colpite da tumore al seno con recettori ormonali positivi è possibile ricorrere all’endocrinoterapia, che prevede la possibilità di ricorrere alla somministrazione di farmaci:
PrevenzioneLo screening per il tumore al seno è il perno su cui viene costruita la prevenzione, in quanto il cancro non dà in genere sintomi se non tardivamente. Le Linee guida del Ministero della Salute prevedono di sottoporsi alla mammografia ogni 2 anni, dai 50 ai 69 anni di età (in alcune Regioni sono in sperimentazione intervalli diversi); si noti che frequenza ed età di inizio possono essere modificate e personalizzate in base a considerazioni specifiche relative ai fattori di rischio presenti. Per esempio nel caso di donne con spiccata famigliarità per tumore al seno (madre e/o sorella) si opta in genere per iniziare gli esami di screening attorno ai 40-45 anni. Vale la pena notare che alcuni Autori, soppesato il rischio di sovradiagnosi ed effetti collaterali legati agli eventuali approfondimenti, ritengono che il rapporto rischio/beneficio di uno screening massivo non sia favorevole. Si raccomanda di sottoporsi a una visita ginecologica almeno una volta all’anno, occasione per far verificare anche il seno, a prescindere dall’età. L’autopalpazione è un’abitudine che, al costo di pochi minuti, può salvare la vita favorendo la scoperta precoce di eventuali trasformazioni del seno; si noti che non può tuttavia sostituire nè mammografia né visita annuale. Anche lo stile di vita può fare la differenza in termini di prevenzione del tumore al seno, soprattutto in termini di:
A cura della Dottoressa Giovanna Celia, medico chirurgo Articoli ed approfondimenti
Link sponsorizzatiCosa vuol dire carcinoma G3?G3 - carcinoma scarsamente differenziato, aggressivo. Più è elevato il grado e più la malattia è aggressiva. L'indice di proliferazione Ki-67 è oggi un fattore prognostico riconosciuto. Indica quanto “attiva” sia la crescita di un determinato tumore.
Cosa vuol dire carcinoma duttale infiltrante G3?Il carcinoma duttale infiltrante è un particolare tipo di tumore al seno. Anche noto come carcinoma duttale invasivo, questo tumore viene così definito per la sua capacità di oltrepassare il confine della struttura mammaria per invadere altre aree corporee.
Qual è il tumore più pericoloso della mammella come si chiama?Il tumore al seno triplo negativo è uno dei più aggressivi e difficile da curare. Oggi, tuttavia, c'è una nuova speranza per il trattamento della forma tripla negativa: sono gli inibitori dei checkpoint immunitari, che hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione per tutta l'oncologia.
Quanto tempo si può vivere con un tumore maligno al seno?La sopravvivenza globale mediana raggiunta è di quasi 64 mesi, che equivalgono a più di 5 anni. “Mediana” significa che la metà delle pazienti vive più a lungo. Lo studio ha coinvolto oltre 660 pazienti mai trattate prima per il carcinoma mammario avanzato.
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