Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso, egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
E subito la scala tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiavi al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.
Letta da Nando Gazzolo
Dettagli Categoria principale: Poeti Moderni Poesie di Camillo Sbarbaro
24 Luglio 2017 Poesia di Camillo Sbarbaro Padre, se anche tu non
fossi il mio padre, E
di quell'altra volta mi ricordo L'amore di un figlio per i genitori di solito viene scontato perché naturale; ma più vero è quello che nasce dalla stima, dalla simpatia, dalla
comprensione: questo ci suggerisce Sbarbaro rievocando alcuni momenti di quand'era bambino, nei quali il padre gli è apparso come un uomo buono e sensibile, degno di essere amato per le sue qualità e non solo perché era suo padre. Nella poesia sono rievocate due piccole scene, raccontate molta precisione: ma attraverso queste sono rappresentati i sentimenti del bambino che scopre l'umanità del padre e le ragioni di un amore vero.
Padre, se anche tu non fossi il mio padre
se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull' opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue
braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch' era il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.
Commenti
Potrebbero interessarti
Copyright © 2017 Poesie | poeti | frasi | aforismi | frasi film | poesie.reportonline.it. Tutti i diritti riservati. Periodico telematico Trib. Foggia a/n 21p05 Direttore Resp. Roberto Forlani - Realizzato da poesie.reportonline.it.
Il materiale può essere scaricato ed utilizzato liberamente, indicandone la fonte. Se qualche contenuto fosse coperto da diritti d'autore, segnalatelo attraverso il modulo contatti presente all'interno del sito e provvederemo alla immediata rimozione. Non sono richiesti, né previsti, salvo diverso accordo compensi per le opere pubblicate su questo sito.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
E subito la scala tolta in spalla
di casa uscisti e l'appoggiavi al muro.
Noi piccoli dai vetri si guardava.
E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella, bambinetta
ancora,
per la casa inseguivi minacciando.
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
t'eri visto rincorrere la tua
piccola figlia e, tutta spaventata,
tu vacillando l'attiravi al petto
e con carezze la ricoveravi
tra le tue braccia come per difenderla
da quel cattivo ch'eri tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
padre...