Carenza di ferro e mal di testa

  • Cosa si intende per carenza di ferro o ferro basso
  • Fabbisogno di ferro ed età della vita
  • Sintomi della carenza di ferro
  • Anemia e carenza di ferro: cosa sapere
  • Cause della carenza di ferro
  • Ferro basso? Ecco diagnosi ed esami utili
  • Carenza di ferro: cosa mangiare
  • Conseguenze della carenza di ferro
  • Carenze di ferro e patologie
  • Cure, rimedi e integratori per la carenza di ferro
  • Come prevenire il ferro basso

La carenza di ferro o sideropenia è una condizione molto diffusa. Infatti, il ferro è un oligoelemento essenziale per il nostro organismo, soprattutto per la formazione dei globuli rossi, responsabili del trasporto dell’ossigeno agli organi e tessuti.

In genere con una carenza di ferro si avverte un senso di debolezza e spossatezza (tra i sintomi nelle donne, questi sono i più frequenti, soprattutto in caso di mestruazioni). Ma ci sono anche altri segnali a cui prestare attenzione.

In caso di anemia sideropenica, i sintomi sono ancora più evidenti. L’anemia è una patologia molto diffusa (oltre 1 miliardo di donne ne soffre), in genere è caratterizzata da: astenia, pallore, capogiri, tachicardia, difficoltà respiratorie.

Le cause possono essere diverse e sono soprattutto le donne a essere maggiormente a rischio, in età fertile o in gravidanza, ma anche gli anziani o le persone fragili o con malattie pregresse.  

Per coprire il fabbisogno quotidiano di questo minerale è molto importante seguire un regime alimentare vario ed equilibrato. Infatti, il ferro basso si può risolvere con l’alimentazione, scegliendo con attenzione cosa mangiare, ma dipende anche dal livello di gravità.

Nei casi più importanti, un trattamento con integratori a base di ferro è certamente utile.

Cosa si intende per carenza di ferro o ferro basso

La carenza di ferro è una condizione da non sottovalutare, poiché strettamente collegata all’anemia. Poco ferro, infatti, vuol dire anche poca emoglobina nel sangue, la proteina presente nei globuli rossi (o eritrociti) che favorisce il trasporto di ossigeno ai tessuti e agli organi del nostro corpo.

Quindi, una scarsa ossigenazione dovuta a bassi livelli di ferro, rende il nostro organismo più debole.

Il fabbisogno nutrizionale di questo minerale è, infatti, molto importante, soprattutto nelle donne fertili e in gravidanza.

Il cosiddetto ferro basso può avere diverse cause, tra cui:

  • Una dieta poco equilibrata e povera di ferro.
  • Un ridotto o alterato assorbimento di ferro.
  • Una perdita prolungata del minerale.

In altre parole, chi non segue un regime corretto o perde più ferro di quello che riesce ad assumere (ad esempio durante la gravidanza o per disturbi gastro-intestinali), può incorrere in una mancanza di ferro.

Anche le emorragie o le perdite mestruali abbondanti possono determinare bassi livelli di ferro e, quindi, anemia. L’anemia dovuta a carenza di ferro è detta sideropenia e si manifesta con svariati sintomi, dal bruciore alla lingua al pallore, dal mal di testa al senso di spossatezza.

Il fabbisogno giornaliero di ferro è di circa 10 mg/giorno per l’uomo e 18 mg/giorno per la donna, anche se il fabbisogno femminile di questo minerale aumenta fino a 30 mg/giorno in caso di gravidanza o allattamento.

L’accertamento di una carenza di ferro, così come dell’anemia, si basa principalmente su un esame del sangue, l’emocromo. Seguono poi il dosaggio dei livelli di ferritina e del ferro circolante (sideremia).

Carenza di ferro e mal di testa

Fabbisogno di ferro ed età della vita

Bambini (dai 1 a 3 anni) 8 mg
Bambini (dai 4 ai 10 anni) 11-13 mg
Adolescenti maschi (11-17 anni) 10-13 mg
Adolescenti femmine (11-17 anni) 10-18 mg
Uomini adulti 10 mg
Donne in età fertile 10-18 mg
Gravidanza 27 mg
Allattamento 11 mg
Menopausa 10 mg

Se vuoi saperne di più, leggi il nostro approfondimento sul ferro.

Carenza di ferro e mal di testa

Spesso i primi sintomi di una carenza di ferro sono sottovalutati o considerati semplici disturbi di altra natura. Infatti, una delle maggiori difficoltà nel diagnosticare il ferro basso o un’anemia in fase iniziale dipende dalla lentezza con cui si sviluppa e dal graduale adattamento dell’organismo.

Tuttavia, ci sono molti segni che possono far pensare a un deficit di ferro prima che diventi anemia. Inizialmente si può manifestare una stanchezza profonda e prolungata o un senso di affaticamento. Oppure disturbi della concentrazione, mal di testa e caduta di capelli (alopecia).

Se la carenza di ferro perdura, i sintomi peggiorano e intervengono altri disturbi tipici di un’anemia. Tra questi: palpitazioni o tachicardia, respiro corto e affanno.

Inoltre, uno scarso apporto di ossigeno al cervello può causare anche vertigini e svenimenti o acufeni. Un’anemia, infatti, riduce le capacità fisiche, ma anche quelle cognitive.

La gravità dei disturbi dovuti a un’anemia dipende da diversi fattori:

  • Livelli di ferro circolante nel sangue.
  • Quantità contenuta nelle riserve dell’organismo.
  • Età.
  • Presenza di altre malattie.
  • Velocità con cui si sviluppa e la sua permanenza nel tempo (cronicizzazione).

Spesso una scarsa disponibilità di ferro o un’anemia iniziale si scoprono in seguito ad analisi del sangue fatte per altri motivi. In altri casi, invece, sono presenti sintomi più evidenti.

Sintomi comuni e meno comuni

Tra quelli più comuni ci sono:

  • Mal di testa.
  • Pallore della pelle e delle mucose.
  • Affaticamento e spossatezza (astenia).
  • Difficoltà respiratorie (dispnea).

Tra i sintomi meno comuni:

  • Perdita dei capelli.
  • Infiammazione e gonfiore della lingua.
  • Sindrome delle gambe senza riposo.
  • Secchezza e fragilità della pelle, delle unghie e dei capelli.
  • Tachicardia.
  • Mancanza di concentrazione (disfunzioni neuro-cognitive).
  • Angina pectoris.
  • Vertigini e rumori percepiti da una o entrambe le orecchie (acufeni).
  • Unghie a cucchiaio (coilonichia).

Quindi, se ti senti spesso stanco, spossato e con poca energia, il consiglio è di consultare il medico per verificare un’eventuale carenza di ferro.

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Anemia e carenza di ferro: cosa sapere

Il più delle volte la perdita di ferro è bilanciata dall’alimentazione e una sua carenza indica uno squilibrio tra assunzione e fabbisogno.

Ma se ciò accade per un periodo piuttosto lungo, l’organismo ricorre ai suoi depositi di ferro.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si parla di anemia se i livelli di ferro si trovano al di sotto dei 12 grammi per decilitro (g/dL), nelle donne, e di 13,4 g/dL, negli uomini.

Quindi, una diagnosi di carenza di ferro non è da sottovalutare ed è importante capirne le cause. Tra queste possono esserci:

  • Aumento del fabbisogno (come nel caso della gravidanza).
  • Perdita maggiore (come nelle emorragie o per un mestruo abbondante).
  • Alterazione dell’assorbimento (ad esempio per una malattia gastrointestinale).
  • Scarso apporto con l’alimentazione.

Però, la carenza di ferro è un processo lento, i cui sintomi iniziali sono poco specifici, come stanchezza e spossatezza.

Anemia sideropenica

Nei precedenti casi, le riserve ancora disponibili sono usate per le funzioni vitali. Ma se l’insufficienza si protrae per un periodo più lungo, una volta esauriti gli ultimi depositi organici, si può incorrere in un’anemia sideropenica (o anemia da carenza di ferro).

In questo caso, il ferro scarseggia anche all’emoglobina, per cui la concentrazione di HB attiva nel sangue diminuisce, danneggiando il trasporto d’ossigeno.

Carenza di ferro e mal di testa
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Cause della carenza di ferro

Che cosa determina la carenza o la mancanza di ferro? Le cause sono diverse: può dipendere da una malattia o essere del tutto fisiologica, dovuta cioè a condizioni normali che possono richiedere una disponibilità maggiore di ferro come, ad esempio, il ciclo mestruale, la gravidanza, l’allattamento o la crescita.

Infatti, nella crescita c’è un rapido impoverimento delle riserve di ferro presenti alla nascita e, se l’alimentazione del bambino non è adeguata, ciò potrebbe causare l’anemia.

Invece, nelle donne in età fertile, la causa più comune è la mestruazione abbondante, con significative perdite di sangue, mentre durante la gravidanza le richieste di ferro aumentano di molto, anche per lo sviluppo del feto e della placenta.

Oppure possono esserci perdite occulte di ferro dovute a malattie o a cure farmacologiche per il trattamento, ad esempio, del reflusso gastroesofageo.

Responsabile del ferro basso o di anemia può anche essere la diminuzione dell’assorbimento della vitamina B12 (implicata nella formazione dei globuli rossi), dovuta a una dieta inadeguata o a un’aumentata richiesta di vitamina da parte dell’organismo.

Le cause più frequenti di ferro basso, che nel tempo può portare ad anemia, si possono quindi distinguere in due tipi, vediamo quali.

Ridotta disponibilità di ferro

La causa più comune è la carenza di sostanze nutritive, per una dieta inadeguata o per la presenza di malattie che provocano un malassorbimento di questo minerale. In Occidente, ad eccezione dei casi di anoressia o bulimia, la malnutrizione è rara, si tratta piuttosto di un’alimentazione non corretta e non equilibrata.

Invece, i casi di malassorbimento sono collegati a malattie dell’apparato gastro-intestinale come la celiachia, la gastrite, la presenza di helicobacter pylori, ecc.

Oppure per trattamenti terapeutici a base di farmaci anti-acidi (indicati per la gastrite, l’ulcera o la malattia da reflusso gastro-esofageo) o ancora per interventi chirurgici come bypass gastrico e la resezione intestinale.

Fattori esterni

Si tratta per lo più di perdite di sangue evidenti (emorragie interne o esterne da trauma o da fragilità vascolare) o dovute ad altre malattie e/o terapie o da cause genetiche.

Tra questi fattori, i più comuni sono i sanguinamenti interni del tratto gastrointestinale, che possono essere causati da malattie croniche (ulcera gastrica, malattie parassitarie, carcinoma gastrico e del colon-retto), oppure dall’uso prolungato di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), come l’aspirina, l’ibuprofene, nimesulide, ecc.

Altre malattie che possono provocare un’anemia sideropenica sono: il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, l’insufficienza cardiaca e/o renale, l’artrite reumatoide, l’obesità, diverse forme tumorali e i relativi trattamenti chemioterapici.

Infine, tra le cause genetiche c’è l’anemia sideropenica refrattaria al ferro (IRIDA, Iron Refractory Iron Deficiency Anemia) e altre malattie ereditarie molto più rare.

Carenza di ferro e mal di testa
Sono valori che possono cambiare, anche se di poco, da un laboratorio all’altro, quindi è importante fare sempre riferimento ai range riportati sul referto.

Ferro basso? Ecco diagnosi ed esami utili

Una delle maggiori difficoltà nell’individuare il ferro basso o l’anemia nella fase iniziale dipende dalla lentezza con cui si sviluppa e dal graduale adattamento dell’organismo.

Inoltre, a differenza del colesterolo e della pressione arteriosa, ad esempio, l’anemia non fa parte dei controlli sanitari periodici. Infatti, spesso si scoprono forme di anemia senza sintomi evidenti in seguito ad analisi del sangue eseguite per altri motivi.

Una sospetta carenza di ferro va, dunque, confermata da test di laboratorio. La maggior parte del ferro presente nell’organismo si raccoglie nel sangue, legato all’emoglobina nei globuli rossi (circa il 70%) e nel fegato, milza e midollo osseo, come deposito (circa il 20%).

La quantità di emoglobina nel sangue è misurabile direttamente. Tuttavia, un basso valore di emoglobina si rileva solo quando i depositi di ferro sono ormai ridotti ed è già presente un’anemia sideropenica.

Un ruolo importante per accertare lo stato del ferro spetta anche alla ferritina, la proteina responsabile del deposito di ferro. Infatti, la ferritina sierica permette di valutare la riserva di ferro nell’organismo e risulta già diminuita prima che si verifichi un’anemia. È quindi il primo segnale del ferro basso ed è più sensibile rispetto a un valore basso dell’emoglobina.

Quindi, gli esami più comuni da fare sono:

  • Emocromo: un esame del sangue che determina la quantità dei globuli rossi.
  • Sideremia: è la misurazione del ferro di passaggio nel sangue. I valori di riferimento variano in base al sesso, all’età e allo stato di salute.
  • Transferrina o TIBC: è la proteina di trasporto del ferro. Chi soffre di anemia sideropenica presenta una gran quantità di transferrina che non trasporta ferro.
  • Ferritina: è l’esame più utile perché rappresenta le riserve di ferro e fornisce al medico le indicazioni basilari sulla quantità di ferro da implementare.
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Carenza di ferro: cosa mangiare

Nell’alimentazione è importante distinguere il ferro contenuto in alimenti di origine animale da quello dei cibi di origine vegetale. Il primo, presente soprattutto nella carne, è assorbito in buona parte dall’organismo poiché più disponibile di quello di origine vegetale.

L’organismo assume circa il 15-35% del ferro di origine animale, proprio attraverso i pasti. Nonostante i vegetali contengano addirittura più ferro di quelli animali, ne viene, tuttavia, assorbito solo il 3-8%.

I vegetali, così come i legumi e la frutta secca, contengono, infatti, grandi quantità di questo minerale, ma la presenza di altre sostanze come i fitati e gli ossalati ne riducono la biodisponibilità.

La natura però ci viene sempre in soccorso. Infatti, bere un bicchiere di succo d’arancia ai pasti aiuta a migliorare l’assorbimento del ferro. In generale, i cibi ricchi di vitamina C possono migliorare l’assorbimento del ferro.

Un altro stratagemma è condire la carne con limone e prezzemolo.

Alcune ricerche poi hanno dimostrato che anche il consumo d’aglio e cipolla nei cereali aumenta l’assorbimento del ferro di circa il 70%.

Secondo i LARN (Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana), il fabbisogno quotidiano di ferro per l’uomo ammonta a 10 mg mentre per la donna sale a 18 mg.

Quindi, un’alimentazione bilanciata e varia è una delle chiavi per garantirsi il giusto apporto di ferro e non esporsi a rischi per la salute. Il ferro si trova essenzialmente nella carne (che ne è la prima fonte), nel pesce, nelle uova (tuorlo), nei legumi (meglio se secchi) e nei semi oleosi (frutta secca).

Invece, per chi soffre di anemia, è consigliabile anche il consumo di fegato e di carne di cavallo, oltre a quello di legumi, specie le lenticchie.

Altre fonti di ferro sono i cereali e le verdure a foglia verde. In questo caso è consigliabile assumerli in uno stesso pasto associati a:

  • Vitamina C, presente negli agrumi soprattutto e nel kiwi. Quindi, è utile condire la verdura con il limone o la frutta con succo di arancia.
  • Cisteina, contenuta nella carne e nel pesce, poiché è in grado di far assorbire il ferro presente nelle verdure. È allora utile associare un secondo di carne o pesce con le verdure.

Ma come fare il pieno di ferro? Scopri i cibi da inserire nella tua dieta per garantirti il giusto apporto di questo nutriente.

Scopri la top ten degli alimenti più ricchi di ferro.

Conseguenze della carenza di ferro

Il ferro basso e il possibile sviluppo di anemia progrediscono molto lentamente, possono volerci settimane o mesi. Ciò significa che anche le anemie causate da una malattia seria come il cancro, possono presentarsi inizialmente in una forma piuttosto lieve.

Infatti, il più delle volte, la scarsità di ferro o una lieve anemia possono indicare un problema di salute.

Capire quindi la causa è la chiave per affrontare la situazione, fornendo anche le corrette indicazioni al medico, sia su eventuali cambiamenti nei farmaci, sia nel descrivere i sintomi o lo stato di salute generale.

Nella fase iniziale, le conseguenze sulla salute di una carenza di ferro o di un’anemia (se prolungata nel tempo) saranno lievi. Si può manifestare stanchezza o scarsa concentrazione, ma man mano che l’anemia si aggrava, se non diagnosticata e curata in tempo, la situazione può peggiorare e iniziano ad apparire i sintomi visti in precedenza (perdita dei capelli, mal di testa, ecc.).

È soprattutto negli anziani che si possono verificare complicazioni più serie rispetto ai giovani o agli adulti. Infatti, l’indebolimento generale e la stanchezza possono aumentare il rischio di cadute e di traumi.

Carenze di ferro e patologie

La carenza di ferro può compromettere la funzionalità del cuore (al quale arriva una ridotta ossigenazione) e un’anemia, anche lieve, può peggiorare un deficit cognitivo o essere una delle concause iniziali di alcune forme di demenza senile (morbo di Alzheimer).

In particolare, uno stato di anemia può essere associato a patologie cardiovascolari. Tra queste:

  • Insufficienza cardiaca, spesso accompagnata da un’anemia che tende a peggiorare con l’aggravarsi delle condizioni del cuore. Alcuni studi hanno dimostrato che curare l’anemia in questi casi può migliorare la salute del cuore. Inoltre, a volte, un’anemia grave può essere la causa stessa dello scompenso cardiaco, poiché costringe il cuore a lavorare molto di più per garantire un circolo sufficiente, nonostante la quantità non adeguata di globuli rossi, tipica degli stati anemici.
  • Cuore ipertrofico, che può essere conseguenza di un’anemia non curata, perché questa costringe il cuore a lavorare più intensamente, portandolo a un progressivo ingrossamento.

Anche nelle donne in gravidanza le conseguenze di un insufficiente apporto di questo minerale possono essere gravi, come:

  • Aborti o nascite premature.
  • Basso peso alla nascita.
  • Ritardi cognitivi.
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Cure, rimedi e integratori per la carenza di ferro

La cura per il ferro basso o per l’anemia sideropenica serve a riportare nella norma i livelli di emoglobina e a ripristinare le riserve di ferro dell’organismo. È importante quindi:

  • Rimuovere le cause della carenza.
  • Integrare le riserve di ferro.

Individuare ed eliminare le cause della carenza di ferro è il primo passo, altrimenti ogni cura o rimedio sarà inutile. Solo allora il medico capirà il percorso terapeutico da seguire e i farmaci da somministrare.

Per ricostituire le riserve, invece, la terapia migliore è il ferro da prendere per bocca, sempre dietro prescrizione medica.

Tra i più usati ci sono i prodotti a base di solfato ferroso, che presentano una buona biodisponibilità e pochi effetti collaterali.

La dose prevista può variare da 100 a 200 milligrammi al giorno, per assicurare un efficace assorbimento del ferro e un rapido recupero dei livelli di emoglobina. La terapia durerà fino al recupero di una normale quantità di ferro nei depositi. Potrebbero essere necessari da 4 a 6 mesi ed è opportuno ripetere il dosaggio della ferritina nel sangue per verificare l’efficacia della terapia.

Le terapie endovenose sono molto più veloci ed efficaci, soprattutto nelle malattie da malassorbimento. Il loro uso, tuttavia, è limitato ai casi più gravi o particolari, anche per la possibile comparsa di reazioni allergiche anche serie.

In caso di ferro basso che non è ancora anemia, invece, è necessario cambiare le proprie abitudini alimentari, introducendo nella dieta i nutrienti con ferro biodisponibile o che ne favoriscono l’assorbimento (come la vitamina C). Se ciò non fosse sufficiente, il medico potrà prescrivere un integratore.

Come prevenire il ferro basso

La prima prevenzione si fa a tavola, grazie a un’alimentazione varia, che includa alimenti ricchi di ferro come carne rossa, di maiale, verdure a foglia verde, frutta secca, pollo, frutti di mare, fagioli.

È bene fare particolare attenzione ai bambini nella loro crescita e alle donne in gravidanza e in allattamento, soprattutto ai sintomi iniziali, anche se leggeri. Basta un semplice esame del sangue per verificare il livello di ferro nell’organismo e, nel caso sia basso, correre subito ai ripari, indagando anche le possibili cause.

Infatti, come abbiamo visto, ci sono casi in cui la causa non è una dieta sbilanciata ma la presenza di problemi o disturbi organici che ostacolano l’assorbimento del ferro.

È importante anche mantenere un’adeguata funzionalità gastrica, poiché un corretto livello di acidità favorisce l’assorbimento del ferro.

Infine, ricordare che gli integratori si possono assumere ma sempre dietro prescrizione medica.

Fonti
  • Percy L, Mansour D, Fraser I. Iron deficiency and iron deficiency anaemia in women. Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol. 2017 Apr;40:55-67. doi: 10.1016/j.bpobgyn.2016.09.007. Epub 2016 Oct 1. PMID: 28029503- Pubmed.
  • Istituto Superiore di Sanità.
  • Espanel C, Kafando E, Hérault B, Petit A, Herault O, Binet C. Anémies ferriprives: signes d’appel, diagnostic et prise en charge [Iron deficiency anaemia: clinical presentation, biological diagnosis and management]. Transfus Clin Biol. 2007 May;14(1):21-4. French. doi: 10.1016/j.tracli.2007.04.005. Epub 2007 May 11. PMID: 17499537.

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